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Osteoporosi: compromissione renale e insufficienza renale con Aclasta


A seguito della somministrazione di Aclasta ( Acido Zoledronico ) sono stati osservati casi di compromissione renale ed insufficienza renale, in particolare nei pazienti con preesistente disfunzione renale o con altri fattori di rischio, tra i quali età avanzata, uso concomitante di medicinali nefrotossici, concomitante terapia diuretica o disidratazione successiva alla somministrazione di Aclasta.

La compromissione renale è stata osservata nei pazienti dopo la prima somministrazione. L’insufficienza renale con necessità di dialisi o con esito fatale si è verificata raramente.

E’ importante non somministrare Aclasta a pazienti con clearance della creatinina inferiore a 35 ml/min; è opportuno idratare il paziente e nel caso di pazienti a rischio deve essere eseguito il monitoraggio della creatinina sierica.

Una singola infusione di Aclasta non deve superare i 5 mg e la durata dell’infusione deve essere di almeno 15 minuti.

L’Acido Zoledronico appartiene alla classe dei bisfosfonati contenenti azoto ed agisce principalmente sul tessuto osseo. E’ un inibitore del processo di riassorbimento del tessuto osseo mediato dagli osteoclasti.
L’Acido Zoledronico somministrato per via endovenosa è rapidamente distribuito al tessuto osseo e, come altri bisfosfonati, si localizza preferenzialmente ai siti di riassorbimento del tessuto osseo.
Il principale bersaglio molecolare dell’Acido Zoledronico a livello dell’osteoclasta è l’enzima farnesil pirofosfato sintetasi, anche se non possono essere esclusi altri meccanismi d’azione.

Fonte: AIFA, 2010

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